martedì 31 marzo 2009

privatizzazione dell'acqua


L'acqua sulla Terra è il 40 per cento in meno di trent'anni fa, e nel 2020 tre miliardi di persone resteranno senza. Ma gli Stati più forti stanno già sfruttando la situazione per trasformare questa risorsa in bene commerciabile.
Quello delle "guerre per l'acqua" è un tema che si presta a catturare l'attenzione e le preoccupazioni dell'opinione pubblica, vista la centralità - e addirittura la sacralità - che l'acqua riveste in molte società e culture. Eppure il discorso, presentato esclusivamente nei termini della crescente scarsità - e conseguente rischio di conflitti armati - può risultare semplicistico: si tende a presentare la situazione come immodificabile,senza interrogarsi sulle cause reali che hanno portato il pianeta sull'orlo del collasso idrico e che impediscono a un terzo dell'umanità di avere l'accesso diretto alle acque potabili.In risposta alla crisi, la Banca mondiale ha deciso di sostenere la privatizzazione delle acque e la tariffazione a costo pieno. Questa decisione sta causando sconcerto in parecchi dei paesi del terzo mondo dove forse in futuro la gente non si potrà più permettere l'utilizzo dell'acqua dopo che venga privatizzata.
inoltre, la Banca mondiale impose un regime di monopolio per i concessionari privati dell'acqua, annunciò il suo sostegno per la tariffazione a pieno costo, legò il prezzo dell'acqua al dollaro e dichiarò che nessuno dei suoi crediti poteva essere utilizzato per dare sussidi ai poveri per i servizi idrici.
Storie di questo genere si vedono già in molte parti del mondo. Nel momento in cui l'umanità comincia a rendersi conto delle terribili implicazioni della crisi dell'acqua potabile, alcune multinazionali dell'alimentazione e dell'acqua, con il sostegno della Banca mondiale, stanno commercializzando le risorse idriche dei paesi del terzo mondo.
La privatizzazione delle risorse idriche comunali può essere una cosa terribile e i suoi effetti sono ben documentati.

http://www.youtube.com/watch?v=LBBhHyg5saQ

Claudia e Marta!

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